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Moralia Blog

La difesa della vita ideologizzata

Intorno alla vicenda Kirk, l’attivista politico conservatore ucciso negli Stati Uniti il 10 settembre, si è affollato il solito pluralismo di opinioni, valutazioni, critiche ormai amplificate dai media e dai tanti talk show che si moltiplicano quotidianamente come avveniva nel noto film sui Gremlins quando venivano bagnati. Il più delle volte con gli stessi interlocutori che parlano agli stessi ascoltatori ribadendo le stesse posizioni.

I fatti sono noti e quindi non starò a ripeterli. Quello che invece sorprende (ma non più di tanto perché ormai non è la prima volta che succede) è la discutibile e variegata ermeneutica che viene data di tale morte, accaparrandosela da una parte o dell’altra delle diverse fazioni ideologico-politiche.

La difesa della vita umana

Che la vita umana, che «ogni» vita umana debba essere difesa è un dato ormai acquisito dall’etica e dall’etica cristiana in particolare, anche se le recenti vicende belliche del conflitto russo-ucraino ma soprattutto israelo-palestinese hanno disseminato tanti «se» e tanti «ma» riportando in auge le antiche teorizzazioni della «guerra giusta».

Quindi la vita va difesa e protetta sempre, anche quella del peggior criminale, senza legittimare in alcun un alcun modo le motivazioni di chi la toglie né punirlo togliendola con la pena di morte.

Per cui per quanto non condivisibili possano essere tutte o molte delle posizioni di Kirk, nessuna di esse può giustificare la sua uccisione. Al tempo stesso, però, non può essere legittimata la pena di morte per chi lo ucciso, il rinfocolare un clima di sua approvazione o chiedere che la popolazione sia più armata (anziché invocare il suo disarmo!).

Pertanto qualunque argomentazione sulle posizioni di Kirk non vale a giustificare, neppure alla lontana, la sua soppressione, né a evitare la condanna morale, ancora prima che penale, per chi l’ha provocata.

In realtà, ed è questo il punto più debole di tutta la vicenda, anziché un’argomentata confutazione di alcune sue inaccettabili posizioni etiche si è passati alla sua «santificazione» – come giustamente l’ha chiamata Michele Aramini –, attaccando chi ha criticato le sue idee e vedendo in questo il solito mantra del «clima di odio» di cui l’uccisore sarebbe stato vittima.

Ed è qui che la vita viene «ideologizzata», strenuamente difesa dai «sostenitori», passatemi il termine, di Kirk, accusando «gli altri» di essere stati artefici, quantomeno indiretti, della sua soppressione. Buoni contro cattivi, insomma.

Entrando nel merito

Nonostante il tanto parlarne, in un’epoca di fake news e di manipolazioni dell’intelligenza artificiale, non è facile ricostruire realmente e fedelmente le idee di Kirk e le sue esternazioni.

Tuttavia vi sono alcuni temi ricorrenti del suo pensiero che sono «eticamente sensibili» e che meritano attenzione: l’«errore» degli omosessuali meritevole di una fraterna correzione evangelica; la discriminazione nei confronti degli afroamericani; la necessità di una maggiore diffusione delle armi per difesa; il negazionismo vaccinale e altro ancora, che non va esaminato in questa ma in altre sedi, ma in ogni caso costituisce un mancato rispetto di quella vita, che paradossalmente si vorrebbe difesa.

Tutto questo dovrebbe indurre a una maggiore prudenza nella valutazione difensiva di posizioni eticamente inaccettabili, che in nessun modo attenuano la condanna della sua uccisione. Ma al tempo stesso presentano un personaggio sulle cui idee c’è molto da discutere e che non può essere presentato come un benevolo predicatore di amore, pace e misericordia, un martire della carità e della fratellanza universale.

Accogliamo, quindi, la sua morte con silenzio e rispetto, pregando per lui e per la sua famiglia come ha fatto papa Leone XIV, che «preoccupato per la violenza politica» ha sottolineato la «necessità di astenersi dalla retorica e dalle strumentalizzazioni che portano alla polarizzazione e non al dialogo».

 

 

Salvino Leone è medico e docente di Teologia morale e Bioetica alla Pontificia facoltà teologica di Sicilia. È presidente dell’Istituto di studi bioetici Salvatore Privitera e vicepresidente dell’ATISM.

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