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Moralia Blog

Le istituzioni e i loro volti

Ci sono istituzioni che – oltre ad avere compiti e poteri ben definiti – hanno anche un valore simbolico, che esprimono valori e talvolta anche promesse.

Tale affermazione vale senz’altro per il Parlamento europeo, incarnazione di una speranza per il futuro di un continente dalla storia lunga, travagliata, spesso conflittuale. Una speranza di pace oltre conflittualità secolari, di attenzione per i diritti, di sostenibilità ambientale ed economica; solo una speranza, che vive in mezzo a mille contraddizioni, ma che talvolta trova volti che la esprimono in modo concreto ed efficace.

È il caso di Davide Sassoli, che dell’Europarlamento è stato presidente per due anni e mezzo e che – prima di cedere alla malattia – ha saputo interpretare il ruolo dando corpo al volto più umano di un’Unione Europea che anche grazie a lui appare ora meno distante.

Qualcosa di analogo lo abbiamo vissuto in Italia nel settennato presidenziale di Sergio Mattarella, uomo di valori, che con sapiente e ferma delicatezza ha svolto il suo ruolo di garante delle istituzioni e dell’unità della nazione senza cedere a polemiche di parte, ma senza rinunciare ad affermare una forte etica civile.

Rispetto per l’altro, rispetto delle regole e della legalità, valorizzazione della cultura e dei saperi, attenzione privilegiata per i fragili e per i giovani, equilibrata laicità: sono solo alcuni dei temi toccati dal suo magistero in questo settennio, che ora giunge al suo termine. Anche grazie a lui e alla sua integrità l’Italia ha ritrovato sullo scenario internazionale una credibilità che da tempo le mancava.

Figure estremamente diverse eppure accomunate da una capacità intensa di dare un volto a istituzioni alte e rilevanti, di dare corpo a quell’idea di «migliore politica» alla quale richiama anche l’ultima enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, nel segno della responsabilità lungimirante, della capacità di sintesi tra particolarità e universalità. Evocarle, però, non è solo esercizio di memoria o di nostalgia di un passato recente, ma anche rimando al futuro che ci attende.

Mi riferisco, in particolare, all’elezione di colui che sarà chiamato a succedere a Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, assumendo quindi il delicato ruolo di garante dell’unità nazionale.

Non si tratta certo qui di prendere posizione per l’uno o per l’altro nome, ma solo di ricordare che il ruolo pone anche vincoli ed esigenze forti a chi lo assume.

Non contano tanto la visibilità o l’efficacia comunicativa, ma la competenza morale e un’integrità che non sia soltanto assenza di carichi penali in atto.

Il presidente della Repubblica è in un certo senso il volto dell’Italia: è essenziale che essa offra un’immagine carica di futuro e di creatività, ospitale nei confronti della diversità, puntigliosamente attenta alla legalità e al contrasto della criminalità. Perché in un tempo difficile le istituzioni devono offrire – sempre e di nuovo – un volto che incarni speranza e orizzonti ampi, a disegnare promesse di buon futuro.

 

Simone Morandini è vicepreside dell’Istituto di studi ecumenici San Bernardino e membro del Comitato esecutivo del Segretariato attività ecumeniche (SAE).

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