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Moralia Blog

Resort...

Una delle regole fondamentali dell’educazione interculturale è tener conto il più possibile del punto di vista dell’altro, adottando un sano decentramento e disponendosi senza pregiudizi all’ascolto delle ragioni altrui.

Mi è capitato di sperimentarlo, una volta di più, durante un colloquio internazionale svoltosi a Sousse (Tunisia) il 27 e 28 maggio scorsi, organizzato dal Centro di ricerche e di studi per il dialogo delle civiltà e delle religioni comparate e dedicato alle controverse vicende del cristianesimo in quella nazione, a stragrande maggioranza musulmana (il titolo era «Il cristianesimo in Tunisia. Presenza e ambiti di attività»), cui ho partecipato assieme all’amico Adel Jabbar. Una scelta che, anche alla luce della strage del Bardo di un paio di mesi prima, si è rivelata strategica: numerosi e competenti gli interventi da parte di un pubblico attento e partecipe, composto da uomini e donne, velate e non.

Mentre il nostro immaginario quotidiano sull’islam è interamente colonizzato dalle orrende nefandezze del sedicente stato islamico, non solo mi è capitato di incontrare un modello del tutto diverso, in cui la rivoluzione democratica sembra tenere, a dispetto dei colpi del terrorismo del sedicente califfato; ma soprattutto è stata l’occasione per seguire documentate lezioni su quanto, inevitabilmente, lì la lettura del cattolicesimo sia ancor oggi assai influenzata dal lascito colonialista di marca francese. Con tutti i risvolti del caso.

Ad esempio, mi ha colpito una rilettura dal punto di vista tunisino del Congresso eucaristico tenutosi a Cartagine nel 1930: una catastrofe d’immagine, e non solo, per gli organizzatori che l’avevano pensato in chiave di grandeur nazionalista, con tanto di aperti boicottaggi da parte della popolazione locale e controtestimonianza evangelica di vaste proporzioni.

Non sapendone nulla, ho provato a documentarmi sui siti ufficiali, che raccontano però tutta un’altra storia. Una memoria lunga che rende problematica l’attuale opera missionaria cristiana: oltre al dialogo della vita quotidiana, è sempre più necessario un impegno serio sulla riconciliazione delle memorie, soprattutto in un paese che, sia pure a fatica, sta impostando un percorso di cambiamenti e risorse che lo rendono un vero e proprio laboratorio di democrazia in progress. Che ha bisogno di tempo, pazienza, coraggio.

E di viaggi sul posto da parte nostra. Soprattutto ora, dopo la terribile strage consumatasi il 26 giugno, nemmeno un mese dopo il nostro colloquio, proprio a Sousse, in un resort assai simile a quello in cui siamo stati ospitati, che mi ha gonfiato il cuore di grande tristezza: colpita perché sito per eccellenza delle vacanze low cost di europei e africani ma anche, ai miei occhi, perché spazio di dialogo serio, convinto, aperto. Ancora più di ieri, è vitale non lasciare sola la Tunisia: ancora più di ieri, trova senso la prossima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, giunta alla 14a edizione, il prossimo 27 ottobre (www.ildialogo.org).

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