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Moralia Blog

Se m’innamoro… Che cosa muove il desiderio sessuale?

Non tutti forse ricordano la canzone dei Ricchi e poveri Se m’innamoro, del 1985. Il ritornello sembra quasi far riferimento all’ineluttabile destino dell’innamoramento: «Se m’innamoro, sarà di te!». Ma cosa muove, in realtà il desiderio amoroso? Che cosa spinge un uomo o una donna a innamorarsi o a provare attrazione erotica per un’altra persona?

La morale cristiana ha trattato il tema del desiderio sessuale in modo ambivalente. Nel passato, ignara delle moderne acquisizioni della psicologia e delle neuroscienze, ha spesso confuso, nell’ambito della sessualità, bisogno e desiderio e ha trovato non poche difficoltà nell’esprimere un giudizio etico.

Oggi, nonostante l’evoluzione della teologia morale, il desiderio sessuale è ancora molto marginalizzato in etica e la sua importanza motrice non viene affatto considerata. La sessualità, però, lo ricordava Giorgio Nacci nel primo articolo di questa area del blog Moralia, è la chiave d’accesso alla vita del soggetto e merita una particolare attenzione.

Desiderio di desiderio

Il desiderio umano – per usare un’espressione di Massimo Recalcati – è «desiderio di desiderio». È la ricerca che un essere desiderante fa di un altro essere desiderante, per essere accolto e riconosciuto. Desiderare, pertanto, significa primariamente voler essere desiderati, riconosciuti dall’altro e voler avere un valore per l’altro.

Parlare di desiderio, allora, mette a nudo una caratteristica propriamente ed esclusivamente umana: quella di una circolarità relazionale. E così il desiderio sessuale in senso stretto (che nulla ha a che vedere col desiderio di godimento, che si configura piuttosto come desiderio di possedere) è la manifestazione che l’uomo non basta mai a se stesso. Nel desiderio sessuale dell’essere umano, infatti, non riconosciamo quei meccanismi tipici degli altri esseri viventi. Esso, spesso, si presenta in modo bizzarro, ambiguo, molto legato alla storia e al vissuto di ogni singola persona.

L’immaginazione sessuale dell’uomo è molto variegata, manifesta quella che Freud definiva la «struttura perversa e polimorfa della sessualità». Non esiste un modo di impiego «naturale» del desiderio sessuale, ma solo infinite possibilità di montaggi e di scenari attraverso i quali il desiderio sessuale si svela.

Piste di riflessione sul desiderio sessuale

L’indefinitezza, la varietà e la radice culturale del desiderio sessuale ci costringono a ripensare gli schemi, a volte rigidi, entro i quali abbiamo rinchiuso la sessualità umana. Occorrerebbe svincolare il concetto di «natura» dalla determinazione dei dinamismi biologici e comprenderne lo strettissimo legame con la cultura. Come, infatti, esiste una psico-plasticità – ossia una duttilità della psiche umana ai meccanismi naturali – così esiste una neuroplasticità – cioè un adattamento dei meccanismi cerebrali alle circostanze e alle situazioni che la vita ci presenta.

Inoltre l’etica sessuale cristiana dovrebbe apprendere qualcosa anche dalla tanto avversata teoria del genere. Sebbene nelle sue manifestazioni più ideologiche essa abbia cercato di scompigliare il genere sessuale, attribuendo al soggetto assoluta arbitrarietà nella scelta della propria identità e ruolo di genere, questa corrente di pensiero ci ha insegnato che realmente il desiderio sessuale può assumere una notevole poliedricità.

Infine parlare di desiderio come «mancanza di essere» che muove l’esistenza umana dovrebbe aiutarci a comprendere la pervasività del desiderio sessuale nella vita dell’uomo. Esso non può essere più concepito come mero bisogno di unione carnale, ma come esperienza di realizzazione di sé attraverso l’unione con quell’altro essere di cui avverto la mancanza. Dovremmo forse ammettere, con Recalcati, che «non esiste l’amore per la vita, non esiste l’amore per l’amore. L’amore è sempre amore di un particolare, è sempre amore di un nome proprio, è sempre amore per un nome vincolato a un corpo».[1]

 

Roberto Massaro, presbitero della diocesi di Conversano-Monopoli, insegna Teologia morale all’Istituto teologico Regina Apuliae della Facoltà teologica pugliese. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: L’etica della cura. Un terreno comune per un’etica pubblica condivisa, Città del Vaticano 2016 e, insieme a G. Del Missier e P. Contini, Per il bene possibile della coppia, Bologna 2019.

 

 

[1] M. Recalcati, Ritratti di desiderio, Raffaello Cortina Editore, Milano 2018, Kindle Edition, pos. 1228.

Commenti

  • 08/02/2021 Emanuele Spano

    Non per sminuire Recalcati, ma attribuirgli l'espressione "desiderio di desiderio", ignorandone la radice in Hegel, che attraverso Kojéve giunge fino a Lacan...

  • 01/02/2021 S. D.

    Reverendo, meno se ne parla, in ambito pastorale, e meno la Chiesa si annoda su questo argomento. Che poi i moralisti ne discutano, ma in campo accademico, è giusto e proficuo, ma rifuggiamo dalla divulgazione spicciola: abbiamo un clero impreparato a "ricevere" (che non lo si "inculturalizza" con i trattati ma con lunga formazione... ma i seminari non sono adeguati! I formatori fanno pena, molti Vescovi...idem!) ed una pletora di cattolici frequentatori delle parrocchie con vecchie formazioni (vecchi perché per lo più sono dai 60 in su!). E poi perché discutere sul meccanismo dell'innamoramento e del sesso? Perlomeno in ambito religioso? Il sesso c'è, e l'innamoramento sì e no, delle volte è strumentale altre volte viene prima del sesso ed allora cosa c'entra con la religione? Ciò che è "è" come non si discute del perché maleodora la mattina il fiato perché discutere se un tizio sente o non sente le pulsioni sessuali e l'innamoramento (in ambito ecclesiale e religioso)? Le cose dette da Lei grosso modo le condivido anche perché sono saperi consolidati, ma le dica come uomo, come psicologo, come sociologo ma non riconducendo il ragionamento alla dottrina della Chiesa e soprattutto a giustificare certi approcci discutibili, proprio in materia di "morale sessuale"! Poi tutti questi ragionamenti intorno all'argomento, anche nel mondo laico e civile, ha fatto sì che il sesso poi sia diventato un "mito" un "totem" un archetipo e niente di naturale. Le cito un aneddoto di mio nonno russo per giustificare al "Pievano" tutte le sue amanti e non cedere a smettere a pena della "non assoluzione": "io non commetto peccato, perché per peccare ci vuole la "volontà" di venir meno ad un comandamento, io quando vedo una donna ho una vis compulsiva e viene meno la volontà"- poi aggiungeva una frase un po' truce ... che tralascio anche se Lei mi perdonerebbe perché proferita joci causa !

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