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Moralia Blog

Sessualità e gender 2 | Quale idea di persona?

Viviamo un tempo di libertà individuali e incertezza identitaria, di sovraccarico di stimoli e deficit d’attenzione, di connessione permanente e fragilità dei legami. Un dato mi pare emergere fra gli altri: i piccoli sono trattenuti in una costante iper-stimolazione sensoriale e solitaria, e precocemente esposti alla sessualità adulta. L’intensità ingovernabile della stimolazione è all’origine di fenomeni d’ansia e iperattività o, al contrario, di una sorta di anestesia emotiva, come difesa dall’eccesso di sollecitazioni.

Quando, nell’adolescenza, le trasformazioni del corpo e l’esplosione di nuove sensazioni, fantasie, paure e angosce sgorgano nella loro traboccante vitalità, si rafforza anche il pericolo di esserne travolti, per la difficoltà a integrare sensazioni e relazioni, mente e corpo, affetti e legami, sé e altro, ideali e realtà. Il compito evolutivo è propriamente legato alla mediazione e armonizzazione di queste dimensioni, pena l’impoverimento dell’esperienza sessuale o, nei casi più gravi, l’apparire di forme di sessualità compulsiva e meccanica, il rifiuto del proprio corpo o lo scatenamento della violenza.

In questa complessa configurazione epocale, la necessità di un’adeguata educazione sessuale non è in discussione. Il problema è semmai quello di formularne il contenuto: quale idea di persona e corpo, sessualità e intimità offriamo al faticoso lavoro di crescita che ogni creatura venuta al mondo deve affrontare?

Viviamo un’epoca di dissociazioni

L’antropologia che si rifà agli studi di genere, attualmente molto accreditati nel mondo culturale e scientifico, è impiantata su una serie di dissociazioni: l’identità sessuale è separata dal corpo sessuato; ne viene la liquefazione dei generi e la proliferazione di identità singolari e irrelate.

Il corpo, privo di densità simbolica, diventa il luogo principale in cui si giocano i rapporti di potere, nel senso che è riletto come una costruzione sociale e una superficie politica di emancipazione. La sessualità, rivendicata come un diritto in un’ottica individuale e preventiva, è agganciata a una forza pulsionale indifferenziata. Rimasta senza segreti e interdetti, essa appare legata alla gestione tecnica della salute sessuale.

Si accetta anche la dissociazione fra genitorialità e coppia coniugale (fecondazione eterologa e omoparentalità) e fra generazione dei figli e cura dei figli (maternità surrogata), nella convinzione che ogni desiderio che la tecnica consente di realizzare, il diritto lo dovrebbe ratificare. Così, nonostante l’appello ai principi di uguaglianza e il sogno di liberare il singolo dalle catene dei pregiudizi, quest’etica si incaglia negli scogli dello slegarsi e nella tentazione dell’individualismo proprietario.

Ripartire dai legami

Conviene allora rivolgersi all’antropologia personalista e relazionale, perché intercetti le domande e le fatiche del presente, mostrando che solo nella comunione sta il senso pieno dell’umano. In essa il corpo vissuto è centro di esperienza, innervato di senso, e spazio inviolabile d’incontro con l’altro; la differenza sessuale è orizzonte di significazione e luogo in cui si annuncia il desiderio dell’altro.

La sessualità è un’apertura relazionale da conquistare, mettendosi in ascolto delle aperture e smarrimenti del proprio desiderio e, al contempo, del mistero dell’altro, quell’altro che solo rappresenta il senso e il limite del mio desiderio, la condizione del suo aprirsi.

Appare allora che la qualità umana del desiderare si sperimenta non nell’inflazionamento dell’io, con la sua fame di sensazioni e il suo consumo dell’alterità, ma nella generatività propria dei legami, a partire da quelli in cui donne e uomini assumono la cura comune del mondo. L’educazione sessuale infatti non può che partire dall’intelligenza degli affetti e dall’appassionante lavoro dei legami, nella tessitura ininterrotta di desiderio e limite.

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