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Moralia Blog

Sinodo sulla famiglia: ascoltare l’”istinto” dei fedeli

Fra pochi giorni, il 15 aprile, scade il termine per consegnare le risposte alle domande contenute nei Lineamenta per il Sinodo ordinario sulla famiglia di ottobre 2015. La “consultazione” voluta da papa Francesco non è stata, come molti detrattori hanno dichiarato, un anomalo tentativo di “democratizzazione” dottrinale. La Chiesa non ragiona in termini di democrazia, ma di comunione. E proprio in tal senso mi sembra sia si sia trattato di una straordinaria opportunità di sondare il sensus fidelium in ordine a delicate questioni di morale matrimoniale.

Proprio per questo trovo quanto mai discutibile, sia nel metodo sia nel merito, dare per scontato un dato acquisito, ritenendolo ipso facto intangibile anche se non ha alcun connotato di dogmaticità né di infallibilità. Faccio riferimento all’insegnamento dell’Humanae vitae, oggetto specifico di alcune domande del primo questionario, un po’ ridimensionate nel secondo (evidentemente per qualche intervento che le riteneva troppo “pericolose”).

Da medico, ancor prima che da teologo morale, “entro” nella vita di alcune migliaia di coppie ogni anno e posso assicurare, anche senza presentare dati statistici, che la quasi totalità di esse ricorre a un metodo contraccettivo quantomeno in un periodo della propria vita. Moltissime sono cattoliche praticanti, assolutamente non sfiorate dal problema di ordine morale. Per quelle di stretta osservanza, in genere facenti parte di alcuni gruppi o movimenti ecclesiali, il più delle volte si tratta di un comportamento ispirato a un’obbedienza al principio di autorità senza saper dare alcuna ragionevole e consapevole giustificazione dello stesso. D’altra parte la media di due figli per coppia (o anche meno in alcune zone) ne è un indizio evidente.

Il problema dei divorziati risposati riguarda circa il 30% dei matrimoni. Non tutti, ovviamente, sono cattolici praticanti che chiedono di poter essere ammessi ai sacramenti. Diciamo che, in linea di massima, il problema riguarda meno di un quarto dei matrimoni. Ma il problema della regolazione delle nascite riguarda assolutamente tutte le coppie e rischia di essere offuscato, nel dibattito sinodale, dagli altri. Si rischia, cioè, di dare per scontato che bisogna trovare il modo per una migliore mediazione pastorale dell’enciclica e per un “rilancio” della procreazione.

Com’è noto, all’indomani della pubblicazione dell’enciclica tutte le Conferenze episcopali pubblicarono documenti (mai smentiti, ridimensionati o censurati dalla Santa Sede), in cui la cosiddetta mediazione pastorale portava, in realtà, a una diversa prassi comportamentale in cui primeggiava il ruolo della coscienza. La possibilità di toccare la dottrina, anche se questa appare a tutti non più adeguata, sembra terrorizzare. Si vuole esser più fedeli al principio che non alla persona per cui quello stesso principio è stato elaborato. Ancora una volta tra l’uomo e il sabato sembra vincere il sabato.

Di fronte a tali e altre evidenze, più specificamente teologiche che non possiamo affrontare in questa sede, il Sinodo si trova di fronte a un’opportunità straordinaria, che mi auguro non vada delusa. Quella cioè di rivivere una piena comunione in seno al popolo di Dio sanando quel cammino su un duplice binario che su queste e altre tematiche ormai si percorre: il magistero da un lato, i fedeli dall’altro. È vero: i fedeli non ascoltano più il magistero, ma il magistero non ascolta i fedeli. Forse un rinnovato reciproco ascolto potrà essere la premessa di una rinnovata comunione.

Salvino Leone

Commenti

  • 06/04/2015 marco.gherbi@gmail.com
    Credo che questo post centri molto il punto. Una chiesa che sembr a spezzata tra la riflessione teologica e una realtà che non lascia più margini per vivere 'liberamente' le scelte cristiane. Oggi si fanno meno figli? Perché? Per una maggiore responsabilità rispetto a cosa? Al fatto che debbano avere la possibilità di un appartamento proprio, un posto sicuro, il successo nel lavoro.... Si, dobbiamo tornare alla comunione vera tra la parola meditata e quella vissuta (e quella pregata). Papa Francesco continua a mostrarcelo. Sembra che ci siamo fermati tra quello che sappiamo essere bello, e quello che possiamo vivere. Ritorniamo alle nostre radici. Osiamo mettere in discussione gli stereotipi in cui siamo immersi.

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