m
Moralia Dialoghi

Il profilo carismatico dell’economia

Quando si parla di un carisma si parla di gratuità che irrompe nella storia, ci si trova di fronte a occhi diversi che sanno vedere cose belle dove altri vedono solo problemi da risolvere: e così il nuovo arriva nella storia, anche dell’economia.

Il teologo svizzero von Balthasar, tra i più grandi del Novecento, ci dona alcune luci per capire cos’è un carisma. Egli descrive la vita della Chiesa come una dinamica tra diversi “principi” o profili, che continuano nel tempo e rendono vive, in modo idealtipico o archetipico, le esperienze di alcune persone che hanno vissuto a fianco di Gesù nella sua esperienza storica.

In particolare, i due principi fondativi sono per lui costituiti da quello “petrino” e da quello “mariano”. Il principio petrino sottolinea, per Balthasar, soprattutto la componente istituzionale, verticale, gerarchica, giuridica, sacramentale e oggettiva della vita della Chiesa, mentre quello mariano dice la sua natura carismatica, di accoglienza, fraterna, orizzontale e di sequela. Questi due principi a suo avviso non sono in conflitto tra di loro, ma piuttosto in rapporto dinamico e complementare.

La storia della Chiesa può essere per Balthasar raccontata come lo sviluppo e l’intreccio di queste due dimensioni co-essenziali della Chiesa: storia di istituzioni e storia di carismi.

Credo che non solo la storia della Chiesa, ma tutta la storia sociale ed economica possa essere letta come un intreccio di istituzioni e di carismi. Leggiamo l’apporto allo sviluppo delle istituzioni, studiamo la storia delle guerre, dei re, dei mercanti, ma (anche se c’è una minore attenzione storiografica) non possiamo negare il contributo allo sviluppo economico dei carismi, da san Benedetto per la storia dell’Europa, a san Francesco e alla scuola francescana con le teorie del valore dei beni e i monti di pietà come forma di aiuto alle situazioni di indigenza. Studi recenti hanno dimostrato come la maggior parte dei distretti industriali italiani sia sorto nei pressi di un’abbazia, perché dai monaci si andava a imparare il senso e l’organizzazione del lavoro.

E come non leggere la storia del welfare state se non a partire da coloro, come le persone mosse da carismi, che hanno avuto occhi per vedere nuovi bisogni e si sono messi all’opera, costruendo i primi ospedali, le prime scuole? I portatori di carismi sono persone che vedono prima di altri bisogni e cose nuove e si mettono all’opera, dando luogo ad attività economiche innovative. Anche la storia della cooperazione sociale in Europa e in Italia può essere letta come storia del profilo carismatico. Oggi i movimenti di responsabilità sociale d’impresa, la finanza etica, l’economia civile e di comunione… sono tutte espressioni di questo profilo carismatico.

Innovazione e imitazione

Ma per comprendere le caratteristiche di un carisma, la sua azione nella storia ci facciamo aiutare da alcuni studiosi.

Una prima intuizione l’abbiamo dall’economista Schumpeter, che nella sua Teoria dello sviluppo economico (1911) ci ha offerto una delle teorie economiche più suggestive e rilevanti del Novecento, quando ha distinto tra imprenditori “innovatori” e imprenditori “imitatori”. L’imprenditore innovatore è colui che con un’innovazione spezza lo stato stazionario, e con questa innovazione crea valore aggiunto e sviluppo, porta avanti l’economia e la società.

Poi in un secondo momento arrivano, come uno sciame di api richiamate dalla nuova opportunità di profitto, altri imprenditori “imitatori”, che fanno propria quell’innovazione, che da quel momento in poi diventerà parte integrante dell’intero mercato e della società. I profitti in quel settore tendono progressivamente a zero, e l’economia torna presto allo stato stazionario, finché non arrivano altri innovatori, che, con nuove innovazioni, spingeranno avanti “i paletti dello sviluppo economico”, in un nuovo processo di innovazione-imitazione, che è il vero circolo virtuoso creatore di ricchezza e di sviluppo.

Il carisma è una relazione

Nella dinamica sociale è all’opera un meccanismo simile, cioè esiste una dinamica, una rincorsa, tra “carisma” e “istituzione”. Il carismatico innova, vede bisogni insoddisfatti, individua nuove forme di povertà, apre nuove strade alla fraternità, spinge più avanti i “paletti dell’umano” e della civiltà. Poi arriva l’istituzione (lo stato, ad esempio), che imita l’innovatore, fa sua l’innovazione e la fa diventare “normale”, la istituzionalizza.

La dinamica carisma-istituzione è descritta anche da Weber: per lui il carisma è dato a singole persone, che ne sono i depositari, i quali vengono riconosciuti come tali dalle comunità di riferimento. Il carisma è quindi essenzialmente una relazione, un riconoscimento da parte di una comunità che una persona ha dei doni speciali, diversi, non comuni.

Per Weber, poi, il carisma è associato a una tipica forma di autorità, al suo esercizio e legittimazione, e quindi alla leadership e al potere. Il portatore di un carisma è sempre un leader – anche se non vale la relazione contraria. Egli tiene a sottolineare il carattere a-valutativo o “laico” della leadership carismatica: i portatori di carisma possono essere monaci, eroi e profeti, ma anche pirati, criminali, intellettuali e artisti. Il carisma, nei processi tipici in cui storicamente si dispiega, si rivela come una forza trasformatrice e rinnovatrice: “Il carisma costringe alla sottomissione interiore verso ciò che ancora non c’è stato, all’assolutamente unico, e perciò divino… esso è veramente la forza rivoluzionaria specificamente ‘creatrice’ della storia” (Economia e società, 503).

Tale forza rivoluzionaria è destinata, però, a non durare nella storia, a essere un’esperienza provvisoria e transitoria: essendo il carisma incarnato in una singola persona, non è trasferibile ad altri. Il paradosso, infatti, a cui è sottoposto il dominio carismatico, è che mentre si lavora su come renderlo stabile e duraturo si pongono le inevitabili premesse del suo tramonto. Il potere carismatico per Weber è quindi labile, transitorio, e il destino di processi carismatici è legato all’istituzionalizzazione degli stessi e al rientro nel dominio del “quotidiano” e nella routine. Il desiderio di far durare un carisma traducendolo in buone pratiche, regole, codificazioni per farlo vivere oltre la generazione del fondatore, quindi, è la via che spesso conduce alla sua scomparsa.

Weber coglie molto bene il significato di trasformazione della storia che hanno i carismi, e coglie anche la transitorietà di alcune esperienze, sebbene la storia dimostri che il carisma può rimanere vivo seppur istituzionalizzandosi, se sa rinnovarsi continuamente: i tanti ordini religiosi che continuano a stare sulla frontiera delle povertà ci parlano di istituzioni che durano da centinaia di anni e sono sempre nuove nelle loro opere.  E queste esperienze dimostrano anche che il carisma non è dato a una sola persona, il fondatore, ma si propaga in ogni persona che in maniera autentica si avvicina a un carisma attratta da esso.

Oggi stiamo esiliando la gratuità dalla vita pubblica, e quindi facciamo più fatica a riconoscere e apprezzare i carismi, ma essi sono all’opera. E come silenziosamente l’opera dei monaci nell’epoca definita “oscura” ha fatto rinascere l’Europa, così oggi i carismi lavorano per una nuova primavera, anche economica.

 

Bibliografia

Balthasar (von) U.H., Punti fermi, Rusconi, Milano 1972.

Balthasar (von) U.H., Il complesso antiromano, Queriniana, Brescia 1974.

Bruni L., Smerilli A., Benedetta economia, Città nuova, Roma 2008.

Bruni L., Smerilli A., La leggerezza del ferro, Vita e pensiero, Milano 2011.

Bruni L., Smerilli A., L’altra metà dell’economia, Città nuova, Roma 2014.

Leahy B., Il principio mariano nella Chiesa, Città nuova, Roma 1999.

Schumpeter J., Teoria dello sviluppo economico, UTET, Torino 1971 (1911).

Weber M., Economia e società, Donzelli, Roma 2005.

Lascia un commento

{{resultMessage}}