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Moralia Dialoghi

Un evento ecumenico

Può forse sembrare ancora insolito, se non strano, parlare di un documento del magistero cattolico ed in particolare di un’enciclica, come di un evento ecumenico. La lunga, ma non ancora lunghissima, storia del movimento ecumenico ci ha abituati piuttosto ad eventi interconfessionali di alto valore simbolico; si pensi alle Assemblee generali del Consiglio ecumenico delle Chiese o a eventi che coinvolgono rappresentanti di più chiese (ultimo fra i quali la recente visita congiunta di papa Francesco, del patriarca di Costantinopoli Bartholomeos I e dell’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos nell’isola di Lesbo, ad esprimere l’attenzione delle chiese europee alla tragedia dei migranti).

Siamo pure abituati a documenti, raccolti in ponderosi volumi, frutto del dialogo fra commissioni di teologi e pastori; a qualche dichiarazione ufficiale congiunta, come quella sulla Dottrina della giustificazione, firmata da luterani e cattolici nel 1999. Non è ancora usuale, invece, valorizzarel’impatto ecumenico di un testo pontificio in quanto tale, senza che esso sia specificamente dedicato alle classiche questioni ecumeniche (come lo era l’enciclica Ut unum sint (1993) di Giovanni Paolo II).

 

1. Fattori di ecumenicità

Eppure Laudato si’ costituisce una felice sorpresa anche in questo senso. La sua ecumenicità si evidenzia in diversi fattori, che proviamo ad elencare brevemente.

- Nella presentazione dell’enciclica papa Francesco ha voluto coinvolgere, fra gli altri, Ioannis Zizioulas, metropolita di Pergamo e ascoltato consigliere del patriarca Bartolomeo I, uno dei massimi teologi ortodossi contemporanei. Certamente un fatto notevole che il papa cattolico affidi, per così dire, la sua enciclica ad un vescovo ortodosso: non solo un fatto di stima personale, ma un primo concreto segno che i temi dell’enciclica travalicano i confini confessionali.
- Il testo è ricco di riferimenti, espliciti o impliciti, ad autori dell’ecumene cristiana; citiamo ancora una volta Bartolomeo I, ma anche Paul Ricoeur e Jürgen Moltmann. A testimoniare, se ce ne fosse bisogno, che la sfida lanciata dalla crisi ecologica può essere affrontata solo se si elabora un pensiero eco-teo-logico comune alle chiese cristiane. La teologia ecumenica ha conosciuto ormai da tempo, del resto, l’interessante fenomeno di una convergenza intorno all’urgenza del tema ecologico di uomini e donne provenienti da diverse tradizioni ecclesiali. Pur mantenendo i tratti tipici delle tradizioni di provenienza essi hanno così progressivamente elaborato un discorso comune sul valore teologico - e non solo etico o antropologico - della creazione.

- «La creazione manifesta l’amore di Dio per l’umanità, essa è un dono prezioso affidato alla sua cura, quindi anche in essa Dio rivela qualcosa della sua amorevole propensione verso l’essere umano. Possiamo dire che “accanto alla rivelazione propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture c’è, quindi, una manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della notte”. Prestando attenzione a questa manifestazione, l’essere umano impara a riconoscere sé stesso in relazione alle altre creature: “Io mi esprimo esprimendo il mondo; io esploro la mia sacralità decifrando quella del mondo” (Paul Ricoeur)» (LS 85).

- L’attenzione di papa Francesco si allarga, nel n. 201 dell’enciclica, a tutti gli uomini religiosi, perché diventino insieme custodi della terra: «La maggior parte degli abitanti del pianeta si dichiarano credenti, e questo dovrebbe spingere le religioni ad entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità». L’ecumenismo classico richiede di allargarsi, quando si fa pratico, ad un macro-ecumenismo.

- Infine il tema stesso della LS è intrinsecamente (macro)ecumenico:l’oikumene, la terra tutta abitata dagli essere umani è la loro unica casa: unico è il danno che essi ricevono da una sua gestione irresponsabile e distruttiva, unico è l’impegno necessario alla sua salvezza.

Ancora una volta - se mai ci fosse stato bisogno di conferme - l’eco-ecumenismo si dimostra un caso felice di convergenza nella differenza delle diverse identità cristiane (e religiose), che si mostrano, almeno qui, in grado di relativizzare le proprie appartenenze per rivestire quella comune di umanità. Che non si tratti solo di un isolato caso felice, ma di una caparra per l’intero percorso del movimento ecumenico, sarà compito del cammino futuro testimoniarlo.

 

2. Percorsi

Per il presente, possiamo intanto rinviare a percorsi di riflessione che cercano di elaborare proprio la prospettiva di un ecumenismo che apprende dalla riflessione eco-teologica. 

- Il primo è avvenuto il 10 marzo 2016, all’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia (ISE): scienziati (D. Pettenella, Università di Padova), teologi cristiani (S. Morandini e S. Noceti), rappresentanti di chiese e comunità religiose (l’archimandrita E. Yfantidis del Patriarcato Ecumenico, la pastora valdese L. Tomassone, il pastore battista riformato L. De Chirico e l’imam Yahya Abd al-Abd Zanolo, della Comunità religiosa islamica italiana – COREIS) hanno provato ad intrecciare insieme La terra e la misericordia: prospettive ecumeniche. Si è cercato cioè di cogliere come questa parola-guida del pontificato di papa Francesco si intrecci assai bene con la cura della terra: la misericordia di Dio per l’essere umano, racchiusa nel meraviglioso equilibrio della creazione, lo chiama ad essere egli stesso misericordioso verso tutte le creature.[1]

- Il secondo, ancora affidato alle pubblicazioni dell’ISE, prevede la prossima uscita di un Quaderno, curato da M.Dal Corso e B.Salvarani, che esplorerà più approfonditamente le risonanze interreligiose del documento recente documento pontificio.

Papa Francesco si dimostra, anche in questo caso, profeta ecumenico, invitando a quella riconciliazione delle diversità che egli ha simbolicamente rappresentato con la figura geometrica del poliedro. Alle chiese tutte e alle comunità religiose è affidato il compito di raccogliere questa sfida e farla crescere a vantaggio di tutta l’umanità.

 

 

[1] Gli interventi in pubblicazione sul prossimo numero della rivista Studi Ecumenici.

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