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Moralia Blog

Leggere Laudato si’ nella pandemia

Anche se in questi tempi di pandemia molte e giuste raccomandazioni sono state fatte per «restare a casa», non altrettanto è stato fatto per restare nella «casa comune», quella a cui è dedicata (fin dal sottotitolo) la Laudato si’.

È tempo di riscoprirla questa «casa» comune. D’altra parte lo stesso termine «ecologia» fa riferimento proprio alla casa, oikos. Ma vi fa riferimento anche l’economia, così in sofferenza in questo tempo di pandemia. E vi fanno riferimento molti di noi che hanno riscoperto, tra le pareti della propria abitazione, un’inusitata palestra di umanità.

Ma proprio nel forzato riposo e silenzio di questi giorni la natura si è ripresa i suoi spazi: in alcuni porti si sono visti i delfini, nei boschi i cervi a bassa quota, in molti parchi cittadini gli scoiattoli. L’aria che si respirava dai balconi era pura, lo smog drasticamente diminuito. Sapremo fare tesoro di tutto questo? Non sappiamo cosa ci riserva il futuro e a quali ulteriori fasi (2, 3, 4…) andremo incontro, ma sapremo ristabilire quell’armonia tra uomo e ambiente che avevamo perso e alla quale Laudato si’ ci richiama?

Il dopo sarà diverso, ma in che modo?

Molti dicono che la vita non sarà più come prima. Mi auguro di no, perché voglio tornare in una chiesa affollata senza prenotazioni o comunione con i guanti, in un ristorante dove scherzare guardandoci negli occhi, in un parco pieno di bambini schiamazzanti e improvvisati compagni di gioco.

Ma se non dovrà essere come prima vorrei che lo fosse nella cifra di una grande riconciliazione tra uomo e natura, tra res extensa e res cogitans. La prima, dicevo, si è ripresa i suoi spazi. Ma che ne sarà della seconda? Siamo di fronte a un nuovo paradigma antropologico, nel quale dovranno inserirsi i nuovi stili informatici che la maggior parte di noi ha dovuto, a fatica, acquisire in questa nuova «ecologia del quotidiano», che in tempi non sospetti l’enciclica evidenziava. Forse siamo di fronte a un’inedita forma di inquinamento informatico delle nostre vite o forse stiamo scoprendo inusitate risorse. Dovrà essere proprio la natura, questa volta natura ut ratio, a darci la risposta.

È tempo, come direbbe l’enciclica, di un’«ecologia integrale», di un rapporto tra uomo e tutto ciò che lo circonda visto non più in termini conflittuali ma armonici. Quell’agnello che pascola col lupo dovrebbe apparirci davvero come grande metafora biblica di una ritrovata armonia. Non a caso lo slogan «andrà tutto bene» è iscritto in un arcobaleno.

Un nuovo volto della globalizzazione

Il concetto stesso di pandemia indica, a differenza di una «semplice» epidemia, una dimensione universale del contagio. Ci siamo riscoperti paradossalmente uguali e inermi: ricchi e poveri, forti e fragili, colti e incolti, ci siamo agitati sulla stessa barca in un mare in tempesta. E molti di noi si sono interrogati, come nell’episodio del Vangelo, perché il Signore stesse a dormire anziché intervenire.

Abbiamo scoperto una nuova forma di globalizzazione, non più riduttivamente economica, anche questa profeticamente additata dal papa. Ci siamo ritrovati tutti quanti fragili, è stato democratizzato il soffrire, abbiamo globalizzato il dolore e la vulnerabilità. Nessuno è stato escluso, sia pure a diversi livelli: da chi, per disperazione, ha tentato il suicidio, a un papa che ieraticamente e tragicamente solitario ha attraversato piazza San Pietro deserta per offrire a Dio il grido di dolore di tutta l’umanità e accoglierla nella sua benedizione. Il silenzio di quella piazza è stato anche il silenzio della natura, da un lato piegata e piagata, dall’altro quasi liberata dall’irresponsabile sfruttamento dell’uomo.

Laudato si’, diceva san Francesco e ci ripete il papa che ne porta il nome, «cum tucte le tue creature»? Vorrei dire coraggiosamente e controcorrente, anche con il coronavirus. Non sappiamo come e perché si sia diffuso. Errore di laboratorio come qualcuno sostiene, e quindi colpevole irresponsabilità nei confronti di un elemento naturale che non andava manipolato (grande e universale monito da saper cogliere nella sua tragica portata), o naturale passaggio interspecie e quindi evento inserito nell’accidentalità della natura?

In ogni caso anche questo evento ci ha posti dinanzi alla sfida della «casa comune», da riscoprire come casa (e in questi giorni abbiamo appreso come si fa) ma anche comune, e questo forse dobbiamo ancora apprenderlo.

Laudato si’ per quanto sapremo fare.

 

Salvino Leone, medico, è presidente dell’Istituto di studi bioetici Salvatore Privitera di Palermo. Tra le sue opere più recenti Bioetica e persona. Manuale di bioetica e medical humanities, Cittadella, Roma 2020.

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