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Moralia Blog

Lo sguardo dell'enciclica sulla tecnologia: potenzialità positive

All'interno dell'enciclica Laudato si’ un intero capitolo, il III, si occupa di fornire un'analisi della situazione attuale «in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde» (n. 15), in un dialogo con la filosofia e le scienze umane. In particolare nei numeri 102-105 ci si sofferma sulla tecnologia in una sezione dal titolo "La tecnologia: creatività e potere".

Papa Francesco sottolinea come sia giusto apprezzare e riconoscere i benefici del progresso tecnologico per il suo contributo a uno sviluppo sostenibile. Ma la tecnologia dà «a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero» (n. 104). Tuttavia, avverte il pontefice, l’umanità ha bisogno di «un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità» per poter gestire questo potere e conoscenza (n. 105).

Il problema, continua il documento, è la mentalità tecnocratica dominante che concepisce tutta le realtà come un oggetto illimitatamente manipolabile. Questo è un riduzionismo che coinvolge tutte le dimensioni della vita. La tecnologia non è neutrale: opera «scelte attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare» (n. 107). Il paradigma tecnocratico domina anche l’economia e la politica; in particolare, «L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto. [...] Il mercato da solo però non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale» (n. 109).

Fare affidamento solo sulla tecnica per risolvere ogni problema significa «nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale» (n. 111), visto «che il progresso della scienza e della tecnica non equivale al progresso dell’umanità e della storia» (n. 113).

Appare così come ci sia bisogno di una «coraggiosa rivoluzione culturale» (114) per recuperare i valori e la percezione di ciò che è importante nel processo di trasformazione tecnologica.

 

Tre piste di riflessione

Ci sembra di poter sintetizzare, come fatto in precedenza nel “Dialogo” su «Aspettando l'enciclica», alcune tracce fondamentali di riflessione sul legame tra tecnologia ed ecologia secondo tre sintetiche direttrici di riflessione.

– In un primo senso, molto generale, l’ecologia è quella disciplina che studia le relazioni tra gli organismi e il loro ambiente naturale, inteso come l’insieme dei fattori che influiscono o possono influire sulla vita degli organismi stessi. Questo ci permette di dire innanzitutto che, in quanto processo di trasformazione del mondo, la tecnologia è indissolubilmente legata alla questione ecologica. In altri termini la tecnologia in quanto fattore trasformante della natura non sarà mai neutrale rispetto alla questione ecologica: la scelta dei mezzi di trasformazione, la priorità accordata ai fini e le condizioni di questo sono questioni che devono sempre interrogare la nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente e della sopravvivenza della vita in esso.

– A un secondo livello possiamo dire che la tecnologia in quanto realizzatrice di artefatti è chiamata a confrontarsi con l’attività trasformatrice di cui è foriera non soltanto da un punto di vista dei residui di produzione (inquinamento e/o rifiuti) ma anche dal punto di vista della produzione stessa. Sono famosi, per fare un esempio, i casi delle prime centrali nucleari: il progetto guardava solo alla messa in funzione, una volta arrivato il tempo della dismissione ci siamo resi conto che i grandi cappelli di acciaio delle vasche di reazione – larghi 30 m e spessi 1 e ormai contaminati – non potevano essere né tagliati né fusi né trasportati, obbligandoci a seppellire i reattori nucleari dentro enormi bare di cemento armato nel tentativo di contenere le radiazioni.

– Infine a un terzo livello dobbiamo guardare alla tecnica come elemento profondamente positivo: proprio in forza del suo potere trasformante essa è l’ambito che può realizzare quelle trasformazioni che riparino ai disequilibri ambientali che mettono a rischio la vita del nostro pianeta introducendo efficaci buone pratiche ecologiche.

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