m
Moralia Blog

Verso la tempesta perfetta. Etica nell’antropocene

Come sta l’etica ambientale? Qual è il suo stato di salute, in un tempo che ha davvero un forte bisogno d’indicazioni in tale ambito?

Sono queste le domande che hanno mosso lo stimolante seminario nazionale svoltosi venerdì 11 aprile presso la Fondazione Lanza su iniziativa del coordinatore del progetto «Etica e politiche ambientali», Matteo Mascia.

La sua ricca articolazione interdisciplinare – vera espressione di «ecologia integrale» – vedeva la presenza di una pluralità di voci, legate al mondo della politica ambientale (C. Tintori, M. Mascia), del diritto (M. Malo), dell’economia (G. Bosello), della teologia (S. Morandini), dell’educazione ambientale (A. Bacchiorri).

I materiali saranno disponibili sul sito www.fondazionelanza.it, ma vale la pena di mettere a fuoco alcuni elementi, di particolare interesse per i lettori di Moralia. Ci riferiamo alla riflessione delle filosofe morali Romana Bassi (Università di Padova) e Elena Pulcini (Università di Firenze) sulla motivazione dell’agire per l’ambiente.

Un’etica per sfuggire alla tempesta perfetta

Il termine antropocene definisce bene questo tempo, dando efficacemente voce alla percezione della novità di una condizione che vede l’agire umano come ormai determinante per la storia biologica e geologica del pianeta.

Il problema è come trasformare tale percezione in un agire per l’ambiente socialmente condiviso, in grado di esercitare una funzione critica e trasformativa verso pratiche, politiche, stili di vita personali e sociali.

Non è impresa facile: come notava Pulcini, l’«altro distante» (sia quello spaziale che quello temporale, come sono le generazioni future) entra sì nella nostra cerchia di preoccupazione, ma non giunge a determinare una corrispondente risposta attiva dei soggetti. Si crea così – osservava Bassi – quella che il moralista statunitense Gardiner chiama «tempesta perfetta»: una situazione letale e a prima vista senza vie d’uscita.

Compito dell’etica – filosofica, ma anche teologica – sarà allora quello di costruire una teoria morale che possa contribuire ad attivare una dinamica diversa; non banale, però, l’individuazione delle caratteristiche che essa dovrà assumere. Le stesse Bassi e Pulcini, pur condividendo la critica a un approccio centrato sulla razionalità dimostrativa (come quello di Hans Jonas o di molte teoria della giustizia) assumono punti di vista non identici.

Virtù e vulnerabilità

Bassi ha accentuato la forza di un’etica ambientale delle virtù, nella sua capacità di supportare atteggiamenti e stili di vita orientati alla cura, ma anche di fondare la critica alle forme sociali con caratteristiche distruttive. Si tratterà di attivare in primo luogo una vista eticamente orientata, coltivando la percezione di problemi ambientali di rilevanza morale anche quando non facili da percepire, superando la «grande cecità» (Gosh) nei loro confronti.

Pulcini, da parte sua, ha messo in luce come l’approccio delle virtù, nella sua concentrazione sul soggetto, rischi di perdere l’appello che viene dall’altro distante. Preferibile muovere da quelle filosofie dell’alterità (Ricoeur, Levinas), che ripensano il soggetto in termini relazionali, ben distanti quindi da quelli prometeici, cartesiani e hobbesiani della modernità: un soggetto fragile, consapevole della propria vulnerabilità, della propria dipendenza da altri (J. Butler). Un soggetto destituito dalle sue componenti prometeiche, pur senza negarne l’autonomia.

Una simile prospettiva può allora accogliere le esigenze di una considerazione del debito che abbiamo nei confronti di chi ci ha preceduto, per giungere a includere in una «reciprocità allargata» anche le generazioni future: ogni generazione restituisce alle successive quanto ricevuto dalle precedenti (Mauss).

L’intreccio delle due prospettive disegna un orizzonte capace di mobilitare e coltivare anche quelle passioni empatiche (da un lato la gratitudine, dall’altro la vergogna e il senso di colpa), in grado di aprire una prospettiva all’altezza delle sfide globali dell’ambiente.

Il seminario della Fondazione Lanza ci riconsegna dunque un’etica ambientale pervasa da forte dinamismo, in cerca di linee di riflessione via via più efficaci per far fronte alle sfide di questo tempo. È lo stesso dinamismo che abita la Laudato si’ e che invita all’ascolto congiunto del grido della terra e di quello dei poveri, nella ricerca condivisa di processi tesi a rispondervi.

Lascia un commento

{{resultMessage}}