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Moralia Dialoghi

Tra memoria e prospettiva: 50 anni di ATISM

Tra memoria e prospettiva: 50 anni di ATISM

È un Dialoghi un po’ speciale questo che presentiamo.

L’ATISM compie 50 anni

Lo è per l’ATISM - il soggetto che fa vivere lo spazio di Moralia, grazie alla preziosa disponibilità de Il Regno: cinquant’anni di storia sono un traguardo importante, per il quale rendere grazie. Raggiungerlo significa trovarsi a far memoria di mezzo secolo, in cui si è mantenuto uno spazio di confronto e di libera ricerca etico-teologica, in un contesto delicato come quello italiano, nelle stagioni più promettenti come in quelle difficili. Il presidente, Basilio Petrà, offre col suo intervento alcune preziose coordinate per comprenderne il senso ed il valore, disegnando le linee del Convegno nazionale, tenutosi ad Ariccia dal 22 al 25 agosto (una presentazione articolata a cura di Gaia De Vecchi e Paolo Benanti anche ne Il Regno Attualità).

Importante in tal senso anche il testo di Pier Davide Guenzi, quasi una mappa essenziale di 50 anni di ATISM, così come quello di Filomena Sacco che narra l’intensa serata di «memoria viva» offerta dai presidenti emeriti dell’associazione. Anche l’orizzonte internazionale cui guarda Giuseppe Quaranta evidenzia le stimolanti prospettive offerte dal confronto con altre realtà geografiche e culturali, per una teologia morale che sappia essere davvero globale.

Uno sguardo a tutto campo

Ma speciale è per questo Dialoghi anche il taglio che – più che approfondire un tema specifico – vuol gettare uno sguardo sullo stato della ricerca teologico-morale in Italia, esaminando le sfide che essa si trova dinanzi e le prospettive di ricerca che si delineano: in tal senso vanno, in particolare, i contributi di Giovanni Del Missier e Paolo Benanti. Leggendoli, comprendiamo quanto ampio sia oggi l’orizzonte cui guarda il teologo moralista: davvero superato lo stereotipo di un mero custode di norme provenienti dal passato.

Oggi si tratta di inserirsi in quella ricerca morale che è parte del cammino di un’umanità in un epoca di cambiamento, per offrire indicazioni ed orizzonti di senso. Le indicazioni offerteci da papa Francesco nell’udienza (ricordo anche il post di G. De Vecchi su Moralia Blog della scorsa settimana) sono fondamentali in tal senso: il tema del discernimento, così centrale anche in Amoris laetitia, è elemento costitutivo dell’argomentazione morale; la lettura dei segni dei tempi è un imperativo per comprendere che fare in questo tempo.

Così, dunque, tra memoria e prospettiva, vive oggi l’ATISM, come realtà in ricerca, con solide radici e lo sguardo in avanti: questo Dialoghi ne offre un’essenziale testimonianza.

Introduzione

Introduzione

L’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) ha conosciuto nella sua storia molti e importanti congressi e convegni, alcuni dei quali hanno lasciato tracce considerevoli nella teologia morale italiana. Nessuno può dire se qualcosa di simile avverrà anche per il XXVI Congresso nazionale tenutosi ad Ariccia, presso la Casa del Divin Maestro, tra il 22 e il 25 agosto scorsi. Quel che si può affermare con certezza, tuttavia, è che quest’ultimo Congresso è stato segnato da caratteristiche uniche e che i suoi lavori influenzeranno la riflessione teologico-morale italiana del futuro.

Un anniversario nella storia, sulle tracce del passato e del presente

La prima caratteristica è particolarmente significativa: questo Congresso è stato il Congresso del 50° dell’Associazione. Infatti, nata a Napoli nel 1966 subito dopo la conclusione del Concilio, l’ATISM è stata la prima associazione teologica italiana generata dal Concilio. Di qui per altro la piena legittimità del titolo scelto: La teologia morale italiana e l’Atism a 50 anni dal Concilio: eredità e futuro.

Di fatto, le vicende del dopoconcilio, della teologia morale italiana e dell’ATISM sono intimamente congiunte come è ben apparso dalle relazioni del primo e secondo giorno che hanno preso in considerazione il succedersi storico di tali vicende (A. Bondolfi, P.D. Guenzi, P. Cognato, P. Carlotti). La profondità e la serietà di una simile congiunzione sono emerse con vivacità nell’incontro con i presidenti emeriti (G. Piana, L. Lorenzetti, F. Compagnoni, S. Bastianel) che nella serata del 23 agosto con i loro ricordi e le loro riflessioni hanno consentito di rivivere momenti, personaggi, gioie e dolori di questi cinquant’anni. Specialmente per i giovani studiosi è stata una preziosa occasione di conoscere direttamente teologi che hanno fatto la storia della morale in Italia.

Era del tutto coerente che successivamente si dedicasse attenzione al complesso stato presente -rispetto al passato- di alcune questioni di dottrina sociale (L. Salutati) così come alla pluriformità della problematica familiare (S.Leone) e ci si chiedesse quali fossero le risorse (A. Fumagalli) e le sfide (G. Del Missier) della teologia morale del futuro.

Un’altra caratteristica rilevante di questo Congresso è stata l’attenzione alla teologia morale su scala europea e mondiale: si è vissuta concretamente la ricca e varia cattolicità della Chiesa e della teologia. La teologia francese (C. Fino), la teologia latino-americana (A.G. Fidalgo), la teologia asiatica (V. Tirimanna) sono passate dinanzi ai partecipanti permettendo scoperte e arricchimenti che porteranno sicuramente frutto. È stata una delle prime volte in Italia – io credo – in cui è emersa la consapevolezza dell’esistenza di una teologia morale specificamente asiatica che sta crescendo e acquistando una sua figura. Si è così rafforzata la percezione – suscitata anche da altre relazioni – che anche il modo italiano di fare teologia morale dovrà assumere sempre più un respiro planetario.

Un anniversario con la storia, sulle tracce del presente e del futuro

Vi è stato anche qualcos’altro che probabilmente rimarrà associato – più di altri aspetti – dal ricordo futuro di questo Congresso. Esso si è dispiegato nell’orizzonte del magistero di papa Francesco. Dalla celebrazione eucaristica della mattina del 23 agosto, presieduta da mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e importante collaboratore del papa, il quale ha richiamato nella sua omelia alcuni punti dell’Amoris laetitia, alla relazione ultima di Del Missier tutta incentrata sui ripensamenti che l’Amoris laetitia non può non suscitare nella teologia morale dei prossimi anni, il magistero di papa Francesco è stato un fondamentale punto di riferimento -implicito o esplicito che fosse- per tutti i relatori ed è stato ampiamente presente nei dibattiti che sono succeduti alle relazioni.

L’Amoris laetitia è stata anche al centro del brevissimo colloquio che come presidente dell’ATISM, accompagnato da G. De Vecchi, ho avuto con papa Francesco sul sagrato di San Pietro nel corso dell’udienza pubblica del 24 agosto, udienza dominata dall’eco tragica del terremoto. Rispondendo al mio ringraziamento per l’esortazione apostolica il papa ha rinviato al breve articolo pubblicato da Pié-Ninot sull’Osservatore Romano (24 agosto) per sottolineare che si tratta di un magistero da accogliere e attuare.

Al mio rinnovato ringraziamento, ha poi aggiunto alcune parole con le quali indicava che la teologia morale può trovare tutto – evidentemente l’essenziale – nell’Amoris laetitia, anche Tommaso. Ovviamente si è trattato di un scambio assai limitato, appena un paio di minuti, ma il contenuto di esso nell’economia del Congresso ha assunto un valore assai meno limitato. È come se il papa avesse chiesto all’ATISM di far fruttificare il dono dell’Amoris laetitia nella Chiesa in generale e nella teologia morale in particolare.

L’invito mi sembra sia stato accolto, dal momento che è stato deciso in Assemblea di dedicare il Seminario nazionale del 2017 proprio all’Amoris laetitia e al suo significato per la teologia morale.

 

L’ATISM: una «via italiana» alla teologia morale da 50 anni

Il Vaticano II mette «fuori gioco» l’impianto casuistico della teologia morale, erede della stagione tridentina, con l’invito a ripensare l’articolazione della disciplina alla luce dell’opzione cristocentrica e personalista. Parimenti si allarga l’orizzonte problematico per offrire il senso costruttivo dell’agire dei credenti in tutti gli ambiti di vita, personale, interpersonale e civile-sociale, alla luce del discernimento della parola di Dio e dell’esperienza umana.1

1. La prima fase (1966-1975). L’intuizione iniziale

Questi postulati sono presenti nella Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) sin dai suoi inizi, con il convegno, di Napoli (12-14 aprile 1966), su «L’insegnamento della teologia morale dopo il concilio Vaticano II». Si precisa l’impegno a offrire un contributo italiano allo sviluppo della teologia morale, meno dipendente dalle grandi facoltà romane e da modelli di importazione.

Tra i 95 teologi presenti, alcuni protagonisti della «svolta conciliare». Su tutti Tullo Goffi, primo presidente dell’ATISM, e Dalmazio Mongillo. Ben presto, ai pionieri si affiancano una trentina di giovani studiosi, decisivi negli anni seguenti per il rinnovamento della teologia morale in Italia, anche grazie al contributo offerto dalla Rivista di teologia morale, fondata nel 1968. La fedeltà al cammino della chiesa è perseguito dall’Associazione in dialogo con il magistero, senza rinunciare alle esigenze di un pensiero critico attento all’ermeneutica della Parola e della tradizione.

2. La seconda fase (1975-1985): specificità della morale cristiana ed etica normativa

Si alternano come presidenti Dalmazio Mongillo (1975-1979) e Enrico Chiavacci (1979-1984). Sono gli anni in cui è posta la questione del rapporto tra singolarità dell’evento cristologico e universalità dell’esperienza morale. Il dibattito segnala l’imprescindibile radicamento dell’etico nella prospettiva meta-etica (l’evento Cristo e il dono della «vita nuova») e lo studio accurato del processo di normogenesi, per verificare anche l’incidenza della legge morale sulla coscienza del credente.

3. La terza fase (1985-1993): il rilancio dell’etica sociale nell’orizzonte della complessità

L’ATISM, durante la presidenza di Giannino Piana (1984-1992), è impegnata al rilancio dell’etica sociale, caldeggiato dalla Sollicitudo rei socialis (1987) di Giovanni Paolo II, nello scenario della società complessa, alla ricerca di un rinnovato ethos universale. La riflessione dei moralisti ATISM, oltre che attenta a leggere le mutazioni in atto a livello socio-culturale, dimostra piena sintonia con il magistero della chiesa italiana alla luce del documento programmatico La Chiesa italiana e le prospettive del paese (1981).

4. La quarta fase (1994-2000): la recezione di Veritatis splendor

In questa fase, durante la presidenza di Luigi Lorenzetti (1992-1996) e Francesco Compagnoni (1996-2000), si impone l’attenzione al vissuto virtuoso e al profilo teleologico della morale, all’interno del quale ricomprendere il momento deontologico-normativo. Tale svolta al soggetto, oltre che sintonica al più vasto orizzonte culturale, rappresenta una sorta di «uscita di sicurezza» per non affrontare di petto la questione normativa, sollevata da Veritatis splendor (1993). L’ATISM non ha dedicato specifiche riflessioni sull’enciclica. Piuttosto si può parlare una sua «recezione indiretta» nei convegni nazionali del 1994,1996 e1998, dedicati rispettivamente alla fondazione della norma, all’etica delle virtù e all’etica delle beatitudini, aspetti lasciati in ombra da Veritatis splendor.

5. La quinta fase (2000-2014): l’etica cristiana nel passaggio di millennio

I congressi del 2000 e 2002 approfondiscono l’etica della responsabilità e della speranza, intesa come punto prospettico a per tracciare la direttrice del cammino etico umano ed elemento caratterizzante la fondazione dell’etica cristiana. Il congresso del 2004, l’ultimo organizzato durante la presidenza di Salvatore Privitera (2000-2004), ha rappresentato un’interessante esplorazione sulle potenzialità di un etica della vita non solo all’interno delle inevitabili questioni casistiche della bioetica, ma in una prospettiva di ampio respiro con attenzione all’ambito socio-politico, economico ed ecologico.

La recrudescenza del terrorismo, la grave crisi economica e politica segnano l’ultimo segmento storico nel quale l’ATISM è guidata da Karl Golser (2006-2010) e da Sergio Bastianel (2010-2014). Raccogliendo le istanze del magistero sociale di Benedetto XVI (Deus caritas est e Caritas in veritate), si riflette sul legame sociale radicato nella prossimità umana, prima ancora che nel suo profilo istituzionale.

Rilevanti contributi sono offerti per una più precisa determinazione del «bene comune», particolarmente urgente nell’attuale contesto di crisi della politica e della sua possibile costrizione entro un orizzonte meramente tecnico e pragmatistico. Il Congresso del 2012, dedicato a Legalità ed etica pubblica, alla luce dei vistosi fenomeni corruttivi in ambito politico, ha sottolineato l’importanza di un ethos civile condiviso, invitando anche a ripensare il contributo della comunità ecclesiale.

Oggi: un rinnovato impegno nel segno dell’ecclesialità

Nel presente si manifesta la necessità di esprimere non solo la cura per la dimensione «misterica» della communio ecclesiale, ma una corrispettiva attenzione a quella «empirica», attraverso più visibili e trasparenti pratiche collegiali, in grado di ridestare maggiore protagonismo delle chiese locali e di tutti i soggetti ecclesiali. Inoltre, si avverte l’importanza di estendere la riflessione etica in ambiti non ancora adeguatamente affrontati, perché talora vistosamente rimossi, attraverso un reale, paziente e sincero percorso di dialogo condiviso. È possibile riconoscere una «mutazione climatica» durante il pontificato di Francesco, anche in riferimento alla dimensione ecclesiale della morale, e l’ATISM, guidata dal 2014 da Basilio Petrà, ha saputo, soprattutto negli ultimi percorsi di ricerca, farsene interprete.



1 Per approfondire questi temi: P.D. Guenzi, L’éthique théologique de langue italienne, in «Revue d'éthique et de théologie morale», 2016/HS, n° 291, 163-187; Id., Dove va la teologia morale ? La ricerca italiana, in Fondazione Lanza, Dove va la morale? Papa Francesco e il rinnovamento dell’etica, Proget Edizioni, Padova 2016, 73-112.

Un bussola per il futuro. Incontro con i Presidenti emeriti ATISM

Come sarebbe vivere senza memoria? Certo la memoria non è un organo vitale come cuore o polmoni. Essa è una facoltà della mente che fa riconoscere luoghi, persone, conoscenze, esperienze del passato. Perdere la memoria non uccide, ma vivere il presente e progettare il futuro senza l’ancoraggio del passato potrebbe quanto meno disorientare. La memoria non è una scatola di ricordi da aprire secondo l’utilità, ma il luogo dove ritrovarsi per capire da dove vieni e chi sei, coordinante indispensabili per decidere dove andare.

È nella logica della «memoria viva» che si può leggere l’incontro avvenuto ad Ariccia il 23 Agosto tra i teologi e i cultori di Teologia morale (TM) intervenuti al XXVI Congresso ATISM e quattro dei presidenti emeriti della stessa Associazione: Giannino Piana, Luigi Lorenzetti, Francesco Compagnoni e Sergio Bastianel.

Memoria e futuro al centro dell’incontro tra i presidenti ATISM

Ciascuno ha condiviso la sua personale esperienza di presidente e di teologo morale che ha vissuto gli anni successivi al concilio Vaticano II, in cui la TM ha avuto bisogno di lavorare sia per affermare la sua specificità sia per rispondere alle attese e alle sfide che di volta in volta si sono presentate. È stato possibile scorgere nelle loro testimonianze alcuni tratti comuni e altri specifici. In comune hanno manifestato, anche attraverso l’espressione dei loro visi, la passione e l’entusiasmo per lo studio della TM, la fiducia nell’ATISM come opportunità di incontro di confronto, nonché le felicitazioni per l’ampiamento di numero e tipologia di soci, non più solo sacerdoti e docenti, ma anche laici, uomini e donne docenti, studiosi o cultori della materia.

G. Piana ha ricordato di aver condotto l’ATISM dal 1984 al 1992, anni in cui l’Associazione ha dovuto affrontare temi delicati, dalla dimensione mondiale dell’etica, alla politica, all’eutanasia, alla dottrina sociale della Chiesa.

L. Lorenzetti, presidente dal 1992 al 1996, ha ricordato la nascita di Rivista di Teologia Morale nel 1969 al II Congresso nazionale, e la sua chiusura nel 2014. Quelli di RTM – afferma – sono stati anni di intensa e fruttuosa collaborazione con l’ATISM nella reciproca autonomia. Inoltre, ha sottolineato l’impegno della TM italiana per entrare in dialogo libero, attivo e costruttivo con altre teologie morali europee.

F. Compagnoni è stato presidente dal 1996 al 2000. Ha richiamato un’altra importante iniziativa dell’associazione: il lancio di «Itinerari ATISM» eccellente strumento di comunicazione che ha raggiunto anche biblioteche extra-ecclesiastiche. I due Convegni di cui si è occupato hanno trattato di vita morale e beatitudini, il futuro come responsabilità morale. Il professore ha tenuto a mettere in evidenza anche l’importanza delle pubblicazioni fatte in collaborazione dai soci che: «rafforza lo spirito di corpo dell’ATISM».

S. Bastianel è stato presidente dal 2010 al 2014, ha ricordato in particolare il lavoro svolto per organizzare i due Convegni dedicati a: «Legalità ed etica pubblica» e «la dimensione ecclesiale della morale tra magistero e sensus fidelium». Altresì ha ricordato gli anni della sua formazione con D. Mongillo e ha fatto notare come i tempi sono cambiati per la TM, ha affermato: «I nostri sono tempi eleganti, ma la TM italiana non deve forse essere più coraggiosa?». La provocazione del professore è chiamata ad avere il coraggio di osare, di pensare, scrivere e pubblicare. È necessario contribuire oggi più che mai perché troppi e urgenti sono i temi di morale che attendono risposte. Auspica che l’ATISM possa creare più occasioni di maggiore confronto e collaborazione tra i teologi morali come gruppi di studiosi amici che ragionano insieme su come svolgere il proprio lavoro a servizio di Cristo nella Chiesa.

La provocazione del prof. Bastianel sia l’augurio all’ATISM nel 50° anniversario della sua fondazione (1966-2016).

Oltre i nostri confini

Secondo un detto brasiliano, là dove sono i piedi, il cuore ama e la testa pensa, ossia là dove i corpi toccano terra e a terra si appoggiano, ed emozioni, gesti e pensieri trovano colore, forma e nutrimento.

Teologie morali contestuali

Si potrebbero spiegare così le teologie «contestuali» che, sulla scia della «scoperta» delle culture propiziata dal Vaticano II (cf. GS 53-54), sono sorte alle periferie del mondo, prima in America Latina, poi anche in Asia, in Africa e Oceania. Teologie elaborate a partire dai «piedi», cioè da concreti contesti geografici, sociali, culturali e religiosi, e dai loro reali abitanti, per lo più poveri e oppressi: le vittime dell’ingiustizia sociale, le donne, gli indios.

Luoghi e soggetti, si potrebbe dire, di una teologia in transito dall’astratto al concreto, dal singolare al plurale, dal neutro al femminile-maschile, dal puro al contaminato, dal Nord al Sud del mondo. Una teologia che, in tempo di globalizzazione, non può più pensarsi come «ab-soluta», cioè sciolta e sdebitata da tutto e da tutti.

Teologie morali in dialogo

In questa prospettiva, il fatto che al recente Congresso ATISM sia stata data la parola a tre voci «fuori campo» perché provenienti da Francia, Sri Lanka e Argentina, merita di essere sottolineato.

Catherine Fino, teologa dell’Institut Catholique di Parigi, ci ha permesso di riflettere sulla possibilità che, anche in condizioni di fragilità istituzionale, si possa dare una teologia morale tutt’altro che spenta e rassegnata. Oltralpe, infatti, proprio nel bel mezzo di una crisi antropologica ed etica a dir poco destabilizzante, si è trovato il coraggio di investire sul ripensamento della formazione del soggetto morale, degli obiettivi del giudizio morale e dell’etica sociale.

Al primo livello, si è puntato all’elaborazione di una morale come «arte di vivere in seno a molteplici sfere di vita attraversate da etiche contraddittorie». Al secondo livello, si sono identificati i luoghi più pertinenti per reinterrogare la propria tradizione e rielaborare convinzioni antropologiche più «sostenibili». Al terzo livello, infine, ci si è impegnati sia nella ricerca di cammini di umanizzazione e di giustizia in grado di includere i soggetti deboli, precari, vulnerabili, sia nella messa a fuoco di un’antropologia sociale più personalista e aperta alle valenze antropologiche ed etiche della categoria di ‘dono’.

L’intervento di Vimal Tirimanna si è invece focalizzato sui documenti della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia, cui si deve l’offerta di metodi e di contenuti più originali rispetto al pensiero teologico-morale accademico, ancora piuttosto ingessato entro le tradizionali coordinate di matrice europea. L’etica teologica che si sta via via irrobustendo anche in Asia, pertanto, è stata descritta come essenzialmente contestuale, esperienziale e plurale: a) contestuale perché, oltre a scaturire da sfide pastorali come povertà e miseria diffuse, migrazioni di massa, turismo sessuale, tratta di esseri umani, fondamentalismi religiosi, inquinamento – sfide interpretate sia alla luce della rivelazione cristiana che di altre «“risorse” unicamente asiatiche» – ritorna di nuovo a impattare sulla realtà, in una dinamica di «spirale pastorale»; b) esperienziale, nel senso che in Asia non si dà riflessione teologica se non «a posteriori», ossia a partire da una profonda esperienza di Dio, vissuta e descritta nei termini di un incontro gioioso tra il credente, che spogliatosi delle proprie sicurezze, fa un passo nella «saggezza dell’incertezza«, e «l’Ignoto “visto”, “sentito” e “toccato”»; c) plurale, e quindi naturalmente aperta a una varietà di interpretazioni sapienziali e religiose colta anzitutto come positivo arricchimento della verità, più che come minaccioso relativismo.

Con Toni Fidalgo, infine, l’attenzione si è spostata verso l’America Latina e i Caraibi, da cui, com’è noto, si sono diramate, in un primo momento, varie filosofie e teologie della liberazione e, successivamente, una vera e propria teologia propriamente morale della liberazione. Un pensiero – quest’ultimo – nato dal rovescio della storia e piantato nel vivo della carne e del dolore delle vittime, dei poveri, degli scartati, «luoghi» dove l’Evangelo del Regno è venuto, viene e germoglia, aprendo cammini di umanizzazione e di liberazione.

Per concludere, è significativo che tra i post di questa nuova edizione di Dialoghi ci sia il racconto di un dialogo messo in atto. Contro il virus dell’autoreferenzialità, non c’è rimedio più efficace dell’incontro con altri/e. Battere ostinatamente questa strada, oltretutto, è il solo modo per tenere piedi, cuore e testa ben piantati nella storia. 

Futuro 1: l’ATISM e le sue sfide

La tesi di partenza per guardare al futuro dell’ATISM è che la Teologia morale (TM) in Italia sia gravemente malata. La diagnosi del caso può essere formulata alla luce di AL 311-312, ovvero la difficoltà di elaborare una riflessione etica che sia veramente all’altezza del compito ecclesiale affidatole, con al centro i valori più alti del Vangelo, tra i quali deve emergere sempre la misericordia e l’amore incondizionato di Dio.

Non è difficile constatare la marginalità culturale ed ecclesiale della TM in Italia, ovvero la (quasi totale) irrilevanza dei suoi risultati, quando essi non giungano a provocare violente reazioni di rigetto, perché viene percepita come indebita ingerenza di controllo nella sfera personale e pubblica.

La sfida in generale consiste, allora, nell’osare un radicale ripensamento della disciplina, per riorientarla in senso veramente pastorale, come suggerito dal concilio Vaticano II. In particolare, ritengo urgente assumere come presupposti alcune note fondamentali dello stile di Amoris laetitia.

L’apporto di Amoris laetitia per riorientare la TM

Prima di tutto, la TM deve prendere sul serio la complessità del reale tenendo presente che non è possibile ingabbiare la vita all’interno di schemi rigidi che non prendano in considerazione le molteplici sfaccettature dell’esistenza, dove prevalgono le sfumature di grigio (cf. AL 305). A motivo della necessità di rimanere a contatto con l’esperienza concreta delle persone bisognerà sforzarsi di superare ogni approccio distaccato e teorico (cf. AL 234), senza limitarsi a una sterile ripetizione dei contenuti certi, e proporre modalità di inculturazione della fede, indagando con coraggio le interpretazioni ancora aperte della dottrina per dibattere con franchezza le conseguenze etiche che ne possono legittimamente derivare.

Una seconda sfida che la TM dovrà assumere è quella di rivolgersi alla soggettività adulta dei cristiani, rinunciando a ogni forma di controllo, per concentrarsi in un’opera di formazione delle coscienze, abilitando i credenti alla ricerca della volontà di Dio all’interno delle situazioni esistenziali, alla luce del Vangelo e dell’esperienza umana. Infatti, i moralisti per primi «siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (AL 37). E in quanto formatori questa «opzione fondamentale» mette in questione anche il modo di insegnare, preoccupato di trasmettere contenuti cognitivi, più che di promuovere atteggiamenti personali profondi e di favorire la capacità di ricerca autonoma.

Per fare questo, risulta indispensabile coltivare un credito di fiducia nei confronti delle persone e il coraggio di un’impresa educativa a lungo termine, impegnata ad avviare processi che si sviluppano nel tempo attraverso logiche di gradualità e di progressiva responsabilizzazione (EG 222-225). Solo così sarà possibile annunciare in forma attrattiva e persuasiva il messaggio evangelico e le sue esigenze etiche (AL 58).

Ne consegue una terza opzione da assumere: quella di una profonda revisione del linguaggio, che non solo deve diventare più comprensibile, ma che dovrà sforzarsi di aderire all’esperienza pratica delle persone «normali», per venire incontro alla fatica quotidiana di quanti, nel mezzo di problemi, difficoltà e contraddizioni, si sforzano di compiere tutto il bene loro possibile.

Ciò implica l’abbandono di un discorso involuto e altisonante, per privilegiare toni discorsivi e narrativi che lo rendano più comprensibile e vicino alla sensibilità della gente comune. Attualizzando il comandamento dell’amore cristiano «tra le pieghe» del vissuto personale e comunitario, con l’attenzione rivolta alle dinamiche psicologiche, relazionali e sistemiche nelle quali il soggetto morale si trova inserito, sarà possibile valorizzare anche il più piccolo degli elementi positivi nel tentativo di condurlo a maturazione nel rispetto dei tempi e delle caratteristiche originali delle persone (AL 76-79).

Infine, una quarta sfida riguarda la modalità con cui solitamente conduciamo la nostra ricerca teologica: credo che sia venuto il tempo di abbandonare il «lavoro in solitaria» per assumere forme di elaborazione del sapere cooperative e realmente interdisciplinari. Si tratta di assumere anche in TM uno stile sinodale, che non solo costringa «gli esperti» a uscire dagli studi affollati di libri per guardare in faccia le persone, mettendoci in ascolto profondo del popolo di Dio e delle voci minoritarie e periferiche.

Tra queste, ormai è divenuto urgente dare attenzione alla voce delle donne che molto hanno da dire anche in ambito morale (dopo secoli di silenzio forzato), ma che trovano ancora troppo poco spazio nelle nostre istituzioni. Nel corso del V Convegno ecclesiale nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015) le riflessioni più fresche e originali, coinvolgenti e stimolanti siano state offerte da alcune delle figure femminili cui è stato concesso di parlare: da un simile ascolto non può che provenire un arricchimento della riflessione etica, tenendo anche conto che alcune delle categorie tradizionalmente impiegate in TM sembrano configurate quasi esclusivamente «a misura maschile»!

Futuro 2: i temi della Teologia morale

«…Datemi una barca, disse l’uomo
E voi, a che scopo volete una barca, si può sapere, domandò il re.
Per andare alla ricerca dell’isola sconosciuta, rispose l’uomo.
Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più. Sono tutte sulle carte.
Sulle carte geografiche ci sono solo le isole conosciute.
E qual è quest’isola sconosciuta di cui volete andare in cerca
Se ve lo potessi dire allora non sarebbe sconosciuta…
».

José SaramagoIl racconto dell’isola sconosciuta

 

Guardando all’orizzonte, cioè alle possibilità dell’attività intuitiva, scientifica, pratica dell’individuo e della società o a quanto concerne le prospettive dei singoli settori della Teologia morale, sembra possibile individuare alcune aree che appaiono particolarmente sfidanti per una disciplina che voglia offrirsi come scienza del senso. In particolare le specifiche aree di sfida si presentano come luoghi in cui sembrerebbe che una ermeneutica morale tradizionale fatichi a trovare indicazioni di valore o non abbia un’immediata e univoca applicazione seguendo le modalità tradizionali.

Ma quale geografia appare da questo guardare all’orizzonte?

Guardare al futuro: cinque territori da esplorare

Continuando nella metafora della navigazione, possiamo individuare cinque continenti da esplorare ricalcando le aree evidenziate durante il Congresso dell’ATISM da Giovanni del Missier.

In primo luogo l’identità sessuata della persona e il suo orientamento affettivo offrono coordinate particolarmente complesse mediate dalla categoria del gender: la persona vive una sessualità che è contemporaneamente data e affidata. Data nelle sue strutture biologiche fondamentali ma affidata per essere luogo vissuto nell’amore e per l’amore. Nel convegno dell’ATISM alcuni interessanti elementi sono stati evidenziati dalla relazione di Savino Leone dal titolo La famiglia oggi: nuove forme, questioni e sfide.

In secondo luogo alcune indagini neuroscientifiche riportano in auge, con nuove evidenze, il dibattito su meccanicismo e libertà: la mente, la razionalità e la libertà, categorie che da sempre caratterizzano un modo di dire l’unicità dell’uomo. Sembra che le nuove capacità di analizzare i processi cerebrali possano mettere in dubbio o l’esistenza stessa di queste caratteristiche o una certa loro idealistica comprensione che ora deve fare i conti con il fosco universo dei processi biologici.

Una terza area che si profila di grande interesse è il continente digitale: la comparsa della rivoluzione informatica e la estrema pervasività dell’informazione nelle nostre esistenze sta cambiando aree tradizionali del nostro vivere: la produzione di beni, la comunicazione interpersonale, la ricerca scientifica e il valore dell’economia mondiale (il 75% del PIL dei paesi appartenenti al G8 si fonda su beni informazionali).

L’avvento della medicina dell’enhancement, la frontiera della fusione tra uomo e macchina e le frontiere neurotecnologiche sembrano chiedere un supplemento di riflessione alla bioetica. Qualcuno osserva che una nuova sezione della disciplina sembra profilarsi all’orizzonte, un’area del sapere che sembrerebbe richiedere una nuova comprensione della medicina: non più concentrata sulla cura delle patologie ma orientata al soddisfacimento del desiderio di miglioramento dell’uomo.

Infine la pervasività della crisi economica, l’apparire di nuovi paesi egemoni nello sviluppo industriale, le questioni ecologiche sempre più pressanti e la crescente scarsità di risorse chiedono una rinnovata riflessione etica negli ambiti della politica e dell’economia. Il panorama sempre meno eurocentrico dello sviluppo chiede un’etica che sappia analogamente globalizzarsi. Un’interessante analisi della situazione è stata offerta durante i lavori assembleari dall’intervento di Leonardo Salutati (Misericordia, giustizia e bene comune) e dalle prospettive internazionali offerte da Catherine Fino (La teologia morale francese oggi: sfide e prospettive), Vimal Tirimanna (La teologia morale asiatica: una lettura dei documenti dei vescovi) e Antonio Gerardo Fidalgo (Teologia morale e Teologia della liberazione in America latina).

Tecnologia e condizione tecno-umana: frontiere per una rinnovata riflessione disciplinare

Di fronte a questi territori da esplorare dobbiamo però registrare sensibilità diverse tra i teologi moralisti nell’abbozzare tentativi di riflessioni in questi ambiti. Alcuni provano ad applicare modalità di analisi e riflessione tradizionale a questi ambiti considerando queste specificità semplici nuovi luoghi di una morale speciale. Altri teologi sollevano l’idea di una re-impostazione, se non proprio di una rifondazione, dell’etica speciale a partire da queste questioni.

L’idea di chi scrive non coincide con nessuna di queste due posizioni. Ci sembra che non si possa dire che le novità che si profilano siano semplicemente di contenuto né che si tratti di rifondare la teologia morale. Quello che appare è che i cinque ambiti tratteggiati siano tutti riconducibili a un ambito generale che caratterizza l’esistenza umana: la tecnologia. La questione del gender nasce dalle riflessioni di Donna Haraway su naturale e artificiale e sul cyborg. Le neuroscienze sono un ambito disciplinare sorto e strutturatosi a partire dalle capacità euristiche date dalle neurotecnologie. Il mondo dell’informatica e del digitale è un ambito essenzialmente tecnologico. L’enhancement e le nuove dimensione della tecno-medicina sono questioni biotecnologiche. Infine l’economia e la politica sono attraversate profondamente dalla questione della governance dello sviluppo tecnologico.

Quello che si profila all’orizzonte allora non è una rivoluzione disciplinare e neppure una prosecuzione di un cammino che non vede soluzione di continuità ma una rinnovata riflessione disciplinare che dovrà in primo luogo rendere senso ed esplicitare valori e problematiche insite nella condizione umana che diviene oggi irreversibilmente una condizione tecno-umana

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